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*UN REGIME DA RIPUDIARE*

9.12.09

di Carlos Sanchez Ramos

Voz, n 2518 del 18-24 noviembre 2009

La chiamata “sicurezza democratica”

Secondo la federazione internazionale dei diritti umani “la politica si sicurezza democratica, sviluppata dal governo nazionale, si oppone ai principi de agli standard intenazionali di diritti umani, sottomettendoli alle necessitá militari, vulnerando il principio di distinzione con il coinvolgimento della popolazione civile nel conflitto armato, attraverso la partecipazione in lavori di intelligenza militare, apparati militari, programmi di soldati contadini e reti di informanti”.

Tra giugno 2002 e giugno 2006, 20000 persone furono assasinate o scomparse. Di queste vittime piú di 11000 morirono fouri da combattimenti. Tra questi si contano 52 difensori dei diritti umani.

Simultaneamnete con la promozione politica della politica di sicurezza lo Stato ha attuato come attore della violenza.

La Forza Pubblica si é resa responsabile di crimini atroci tanto per azioni come per omissioni. Per questo lo Stato Colombiano é stato condannato dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani. Lo Stato é stato condannato in giudizio per l’esecuzione extragiudiziale dell’indigeno della comunitá Nasa, German Escué Zapata, nel 1998; nei massacri di Ituanaco (1996) e Mapiripan (1997). Per la morte del difensore dei diritti umani, Jesus Valle Jaramillo, a Medellin nel 1998. Per la mattanza di Pueblo Bello e la sparizione di 37 persone nel gennaio 1990.

Durante il governatorato del sognor Uribe Velez nel Dipartimento di Antioquia, cadde Jesus Maria Valle per aver denunciato il terrorismo di Stato; Valle era stato dichiarato nemico dell’ Esercito dal menzionato mandatario dipartamentale.

Anche l’ Alto Commissariato per i Rifugiati e quello per i Diritti Umani hanno formulato pesanti censure contro l’attuale regime colombiano. Il primo di questi ha affermato che l’impunitá che regna in Colombia costituisce “una vergogna per l’umanitá”. Nell’anno 2006, 23 senatori degli Stati Uniti segnalarono l’aumento delle violazioni dei diritti umani, tali come “esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate attribuite direttamente alle forze di sicurezza colombiane”.

L’ ONU definí come raccomandazione urgente “sciogliere i legami tra Esercito e forze paramilitari coinvolte in abusi, sospendendo, investigando e perseguendo vigorosamente gli ufficiali colpevoli di questo tipo di collaborazioni”.

La separazione di Esercito e Polizia dalle bande paramilitari esige la distruzione delle basi di suddette bande ubicate nelle vicinanze di basi della Forza Pubblica, cosí come come condannare e sospendere in maniera immediata la somministrazione di informazioni ai gruppi delle chiamate Autodefensas per indicare possibili bersagli dell’azione criminale.

Due eserciti al servizio dell’oligarchia

A questo punto é necessario sottolineare il legame stretto che da vari anni intercorre tra governo Uribe e bande del crimine organizzato.

Crimine organizzato promosso da Stato, latifondisti e politici di estrema destra, allenato e armato da specialisti nazionali e stranieri, beneficiario di impunitá, gratificato con fondi pubblici e premiato con le terre strappate ai contadini.

Le autonominate AUC hanno lavorato come forze politico-militari, che pressionando l’elettorato, contribuirono all’elezione del Presidente e di molti congressisti a lui vincolati.

L’elenco delle violazioni della legge per parte della forza pubblica é vario, ma tra questi spiccano i chiamati “falsi positivi”. Cosí sono stati denominate le esecuzioni extragiudiziali perpetrate dalla forza pubblica, il cui capo supremo é il Presidente della Repubblica.

La commissione colombiana di giuristi informó a riguardo di piú di 200 esecuzioni extragiudiziali per anno perpetrate dall’ esercito nazionale a partire del 2002.

Il Cinep registró l’informazione di 95 casi nei quali perirono 175 persone nell’anno 2008.

A volte la sevizia ufficiale non conduce la sua vittima alla morte, peró la fa scomparire, sottomettendo la famiglia all’incertezza riguardo la sua sorte.

La Fiscalia e l’ Associazione dei Familiari dei Detenuti e Desaparecidos contó 7800 casi tra 1998 e 2005.

L’ 87% dei Municipi del paese registrano popolazione sfollata; la gente fugge per scappare alla morte per mano dell’ Esercito, della Polizia o dei paramilitari.

Antioquia, Caquetá e Bolivar, sono i dipartimenti maggiormente colpiti. Il totale raggiunge la cifra di 3.662.642 persone, che eqivale al 9,1 % della popolazione colombiana. Una catastrofe che legalmente si chiama “crisi umanitaria, cronica e sostenuta” come annota il ricercatore Alfredo Molano. E uno studio dell’economista Ana Maria Ibanez, citato dal senatore Juan Fernando Cristo, ha precisato che le migrazioni forzate in questo paese sono costate il 3% annuale di crescita del PIL.

Consegna della sovranitá

Ai colombiani e ai loro vicini li colpisce ora il timore di cosa potrá succedere a causu delle basi che il governo di Uribe ha deciso di consegnare alle Forze Armate USA. Si ha insistito che queste basi non avranno obiettivo alcuno al di fuori dei confini colombiani, peró non sono mancate informazioni sulla possibile persecuzioni di aerei del narcotraffico al di fuori dello spazio colombiano.

Il Presidente ha operato al di fuori delle norme della Costituzione. Il Congresso non ha conosciuto né approvato la consegna delle basi.

Il comitato esecutivo nazionale del Polo Democratico Alternativo condannó l’ apertura favorevole alla Forza Militare USA : “questa aberrante concessione, dichiaró, é contraria alla Costituzione. Né gli articoli concernenti a questa questione, né le istanze le quali devono essere consultate, sono stati rispettati. É una delle piú flagranti violazioni che ha commesso questo Governo allo Stato di Diritto”.

Che fare ?

Nessun cittadino libero dalle stigmate della complicitá o dall’accettazione passiva delle atrocitá del regime puó ricordare gli avvenimenti del periodo parauribista senza sentire l’indignazione invadere il suo animo.

Sentirá che che non gli é possibile rimanere nella passivitá e chiamerá la sua comunitá per sollecitarla ad organizzare la solidarietá con le vittime della violenza. Inviterá a moltiplicare gli atti di denuncia e di protesta. Non basterá che la condanna dei soprusi arrivi alle orecchie dell’uribismo. Sará necessario che ogni volta con maggior frequenza senta che si esige che abbandoni il potere.

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