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30.05.08
QUALE FUTURO PER LE FARC DOPO MARULANDA?
Gennaro Carotenuto
(27 maggio 2008)
La nomina immediata di Alfonso Cano come successore di Manuel Marulanda va nella linea della continuità per le FARC. Ma per la sorte del più importante esercito guerrigliero del continente, e per i suoi 700 sequestrati tra i quali c’è Ingrid Betancourt, contano più le condizioni oggettive.
Alfonso Cano, un antropologo che si è addestrato militarmente ed ha studiato marxismo in Unione Sovietica, è il nuovo capo delle FARC dopo la morte del dirigente storico Manuel Marulanda lo scorso 26 marzo e ammessa, con un video indirizzato a Telesur nello scorso fine settimana.
Il nuovo capo è stato in passato delegato a trattare in vari processi di pace, soprattutto condotti al di fuori del territorio colombiano, in Messico e in Venezuela. Pertanto, nonostante tali trattative siano infine tutte fallite, è considerato un uomo capace di intavolare negoziati. La successione giunge in un momento nel quale le FARC, che hanno perduto in due mesi tre dei setti membri del segretariato, il massimo organismo dell’organizzazione, appaiono oggettivamente indebolite di fronte alla guerra senza quartiere condotta da Álvaro Uribe. Tuttavia, i 12-15.000 uomini che resterebbero alle FARC, sono comunque una forza considerevole in grado di resistere tuttora per anni nella selva, pur senza possibilità alcuna di controffensiva.
Dalla Colombia si specula in queste ore sulla possibilità di una scissione tra un’ala oltranzista ed un’ala che cercherebbe un accordo di pace in vista di una smilitarizzazione. E’ una voce che nella migliore delle ipotesi deve coniugarsi con una realtà per la quale, anche chi desidera lasciare la lotta armata, conosce bene la sorte dalla quale è atteso. La realtà infatti non è solo o semplicemente quella della presidenza Uribe, una presidenza che è il trionfo insieme del paramilitarismo che leva la terra ai contadini (la ragione principale per la quale le FARC sono nate ed esistono), ma anche quella oggettiva colombiana, nella quale l’ultima volta che le FARC uscirono dalla selva negli anni ‘80, il partito legale che ne sortì, l’Unión Patriótica, fu metodicamente sterminato.
Centinaia di dirigenti e almeno 5.000 militanti di quel partito furono assassinati senza pietà in pochi anni. Tuttora sopravvissuti della UP continuano a essere assassinati in una Colombia dove il paramilitarismo trionfante continuerebbe a condividere con l’esercito un duopolio della violenza.
Sullo sfondo, anche se è la prima preoccupazione dei media internazionali, resta la sorte di Ingrid Betancourt e degli altri 700 sequestrati delle FARC. In questo caso la situazione potrebbe davvero mutare rapidamente. E’ possibile che continui il sequestro per ottenere infine la zona smilitarizzata che era obbiettivo di Marulanda. Ma chi li controlla materialmente potrebbe usarli, anche in breve tempo, come merce di scambio. Ed è a ciò che punta Uribe, offrendo una via d’uscita verso la Francia a chi li consegnerà