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Diritti umani violati, torture, impunità: ecco l'Uribe ricevuto da Berlusconi

7.05.09

Chi non legge il manifesto ha forse distrattamente appreso dalla tv, tra notizie di veline, candidature elettorali, litigi di grandi famiglie, minacce xenofobe leghiste, che ieri il presidente del consiglio ha ospitato il presidente della Colombia. I lettori di questo giornale e pochi altri informati sulla tragica realtà colombiana sanno, invece, chi è Alvaro Uribe, il presidente latinoamericano più legato a George Bush, e quanto grave sia averlo ricevuto in Italia e aver instaurato con lui rapporti d’intesa politica e collaborazione economica.
Al quadro allarmante ricostruito ieri (30/04) dagli articoli di Guido Piccoli e Bruno Simone può essere aggiunto quanto documentato dalla sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli, emessa nel luglio scorso, dopo un’approfondita istruttoria durata due anni e a conclusione di un processo pubblico su «imprese trasnazionali e diritti dei popoli in Colombia», svolto a Bogotà da parte una giuria internazionale presieduta dal premio Nobel Perez Esquivel.
Al Tribunale, la cui riunione era stata richiesta da una vasta rete colombiana di sindacati, organismi di base, comunità contadine e indigene, è stato fornito, con tragiche dirette testimonianze, il quadro conoscitivo e la chiave di lettura delle cause delle violazioni sistematiche dei diritti più elementari del popolo colombiano. La giuria, composta da noti economisti, sociologi e giuristi – tra cui il presidente della Corte suprema dell’Ecuador e componenti della Corte di cassazione francese e italiana – ha qualificato giuridicamente l’impatto e le disastrose conseguenze che lo sfruttamento economico da parte delle multinazionali e le politiche del governo di Uribe hanno sui diritti del popolo colombiano e, in particolare, ei cittadini più deboli e vulnerabili. Il Tpp ha riconosciuto le dirette responsabilità del governo colombiano e delle imprese transnazionali, ricostruendo analiticamente i fatti ed esprimendo valutazioni che nessun governo europeo dovrebbe ignorare.
Dalla sentenza (sul sito www.internazionaleleliobasso.it) emerge la responsabilità del governo colombiano: nell’avere realizzato leggi incostituzionali in materia di diritto al lavoro e di protezione ambientale, che favoriscono – in disprezzo delle Dichiarazioni e Convenzioni dell’Onu – la violazione sistematica dei diritti umani più elementari (vita, salute, istruzione, ambiente, risorse, autogoverno della popolazione indigena…); nella sua partecipazione a pratiche di genocidio di gruppi indigeni; nella sua partecipazione alla commissione di crimini di lesa umanità: uccisioni, sterminio, deportazione o sfollamento forzato, illegittima carcerazione o altra privazione grave della libertà fisica, tortura, persecuzione di gruppi o collettività fondata su motivi politici ed etnici; nella sua partecipazione alla commissione di crimini di guerra, contro persone che non partecipano direttamente alle ostilità, in violazione delle Convenzioni di Ginevra: attentati alla vita e all’integrità, soprattutto l’omicidio in ogni sua forma, mutilazioni, tortura, oltraggi alla dignità personale, soprattutto trattamenti inumani e degradanti, e l’esecuzione senza giusto processo; per non aver impedito l’impunità dei responsabili.
Il governo e la grande parte della stampa italiana vogliono continuare a fingere di ignorare tutte queste atrocità. Ma non le ignorano le tante vittime colombiane e la stragrande maggioranza delle popolazioni dell’America latina, a cui, nelle settimane scorse, il presidente Usa Obama ha rivolto parole di autocritica e propositi di svolta. È necessario che il suo esempio sia imitato almeno dai governi più responsabili della Ue, prima che intervenga, com’è doveroso, la giustizia penale internazionale.

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