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24.05.07
Repubblica di Colombia
Capo di Stato e di governo: Álvaro Uribe Vélez
Pena di morte: abolizionista per tutti i reati
Statuto di Roma della Corte penale internazionale: ratificato
Le gravi violazioni dei diritti umani si sono mantenute a un livello critico, specialmente nelle zone rurali, nonostante una costante diminuzione di determinati tipi di violenza associati al lungo conflitto armato interno della Colombia, in particolare rapimenti e uccisioni. Tutte le parti in conflitto, le forze di sicurezza con i loro alleati paramilitari, come pure i gruppi guerriglieri, principalmente le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – FARC) e il più piccolo Esercito di liberazione nazionale (Ejército de Liberación Nacional – ELN), hanno continuato a commettere abusi dei diritti umani e violazioni del diritto internazionale umanitario, oltre che a rendersi responsabili di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Vi è stata una diminuzione del numero delle persone sfollate dal conflitto, ma l’entità del fenomeno ha continuato a essere motivo di preoccupazione. Vi sono stati ulteriori attacchi a sindacalisti e difensori dei diritti umani, principalmente da parte di gruppi paramilitari. Sono pervenute continue segnalazioni di esecuzioni extragiudiziali da parte delle forze di sicurezza e uccisioni selettive di civili nonché rapimenti da parte dei guerriglieri.
Contesto
Il presidente Álvaro Uribe Vélez ha vinto il secondo mandato consecutivo nelle elezioni tenutesi a maggio. Le elezioni legislative si sono tenute a marzo, con l’assegnazione della maggioranza dei seggi in ambedue le camere del Congresso agli alleati del presidente Uribe.
Le aspettative secondo cui il governo e le FARC stavano raggiungendo un accordo per uno scambio tra prigionieri in mano alle FARC e ostaggi in mano alla guerriglia si sono dissolte dopo che il presidente Uribe ha accusato le FARC dell’attacco dinamitardo del 19 ottobre all’interno dell’Università militare Nueva Granada a Bogotá dove almeno 20 persone sono rimaste ferite a causa dell’esplosione. A ottobre, rappresentati dell’ELN e del governo hanno tenuto un quarto incontro preliminare di trattative di pace a Cuba.
A fine anno, il governo ha riferito che più di 30.000 paramilitari avevano deposto le armi nel controverso processo di smobilitazione promosso dal governo. A luglio la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionali alcuni punti chiave della legge giustizia e pace, designata a regolare il processo di smobilitazione e criticata dalle organizzazioni per i diritti umani. A settembre il governo ha emesso un decreto per l’applicazione della legge giustizia e pace. Sebbene sia stato emendato alla luce di alcune delle critiche evidenziate dalla Corte, si teme che la legge contribuisca a esacerbare l’impunità e a negare alle vittime il diritto alla verità, alla giustizia e alla riparazione. Nonostante l’annunciata smobilitazione, rapporti attendibili hanno confermato che gruppi paramilitari continuavano ad operare e a commettere violazioni dei diritti umani con l’acquiescenza di/o in collusione con le forze di sicurezza. A novembre, tre parlamentari sono stati arrestati per i loro presunti legami con i paramilitari. Inoltre, secondo quanto riferito, a fine anno diversi altri parlamentari e personalità politiche risultavano sono sotto indagine da parte della Suprema Corte di Giustizia.
Continuano gli abusi dei gruppi paramilitari nonostante l’annunciata smobilitazione
Ad agosto, la Missione di sostegno al processo di pace in Colombia dell’Organizzazione degli Stati Americani ha pubblicato un rapporto. Nello stesso si afferma che alcuni paramilitari smobilitati si erano nuovamente raggruppati in bande criminali, che altri non si erano smobilitati, e che erano sorti nuovi gruppi paramilitari. I paramilitari hanno continuato a commettere violazioni dei diritti umani in zone dove si supponeva fossero stati smobilitati. Più di 3.000 uccisioni e sparizioni forzate di civili sono state attribuite ai gruppi paramilitari dalla loro dichiarazione di “cessate il fuoco” del 2002.
*Secondo quanto riportato, l’11 febbraio paramilitari smobilitati appartenenti al Bloque Noroccidente hanno ucciso sei contadini nella municipalità di Sabanalarga, dipartimento di Antioquia.
Applicazione della legge giustizia e pace
A settembre il governo ha promulgato il Decreto 3391 che ripristina alcuni dei più controversi elementi della legge giustizia e pace.
Particolare preoccupazione riguarda l’inserimento dei programmi di “reinserimento rurale” con cui il governo intende finanziare progetti agro-industriali che riuniscono contadini, sfollati e paramilitari smobilitati. Ciò potrebbe determinare che contadini e comunità sfollate lavorino a fianco di coloro che li avevano costretti a lasciare le loro terre e avevano commesso violazioni dei diritti umani nei loro confronti con conseguente legalizzazione della proprietà delle terre prese con la forza dai paramilitari. Il Decreto 3391 inoltre non adotta misure per identificare e assicurare alla giustizia le parti terze, compresi i membri delle forze di sicurezza e i politici, che hanno offerto il loro sostegno ai gruppi paramilitari, sia dal punto di vista logistico sia finanziario.
La legge giustizia e pace, che continua a non essere in linea con gli standard internazionali sulla verità, sulla giustizia e sulla riparazione, si sarebbe applicata solamente a circa 2.600 degli oltre 30.000 paramilitari che, stando alle fonti, erano stati smobilitati. La grande maggioranza dei paramilitari ha beneficiato dell’amnistia de facto garantita dal Decreto 128 del 2003. Il 6 dicembre, i paramilitari hanno annunciato il loro ritiro dal “processo di pace” a seguito della decisione del governo del 1° dicembre di trasferire 59 leader paramilitari che si suppone siano stati smobilitati dal centro di reclusione a bassa sicurezza situato a La Ceja, dipartimento di Antioquia, a un carcere di massima sicurezza ad Itagüí nello stesso dipartimento. Il governo ha affermato che i paramilitari avevano ordinato diverse uccisioni da La Ceja. Il 19 dicembre, Salvatore Mancuso è divenuto il primo leader dei massimi vertici dei paramilitari a testimoniare presso la Sezione giustizia e pace della Procura generale. La Sezione era stata istituita in base alla legge giustizia e pace per indagare le violazioni dei diritti umani commesse da coloro che desideravano rientrare nei benefici procedurali garantiti dalla legge.
Collusione tra paramilitari e funzionari statali
Scandali che hanno visto il coinvolgimento di paramilitari ed esponenti di alto livello delle istituzioni statali hanno minacciato di compromettere ulteriormente la fiducia nello Stato di diritto.
*A novembre, la Procura generale ha accusato l’ex direttore del Dipartimento amministrativo di sicurezza (Departamento de Administración de Seguridad – DAS) di avere legami con i gruppi paramilitari. Le accuse derivavano dalle affermazioni di un altro funzionario del DAS, pubblicate dai media ad aprile, secondo le quali il DAS avrebbe fornito un elenco di 24 nomi di leader sindacalisti al gruppo paramilitare Bloque Norte. Diverse persone contenute nella lista sono state uccise, altre sono state minacciate, mentre è stato riferito che alcune sono state oggetto di azioni penali arbitrarie.
*Il 9 novembre, la Corte Suprema di Giustizia ha ordinato l’arresto di tre membri del Congresso del dipartimento di Sucre, Álvaro García Romero, Jairo Merlano e Erik Morris Taboada, a causa dei loro presunti legami con gruppi paramilitari e, nel caso di Álvaro García Romero, secondo quanto denunciato, per aver ordinato il massacro compiuto nel 2000 dai paramilitari di 15 contadini a Macayepo, dipartimento di Bolívar. Più tardi nello stesso mese la Corte Suprema ha ordinato che altri sei membri del Congresso rispondessero delle accuse circa i loro presunti legami con i gruppi paramilitari.
A novembre, notizie di stampa indicavano che la Procura generale stava riesaminando più di 100 casi di presunte collusioni tra paramilitari e funzionari statali, comprese personalità politiche, membri dell’amministrazione pubblica e giudiziaria, e delle forze di sicurezza. A novembre, la Procura generale ha anche annunciato la creazione di una sezione speciale per indagare sui presunti legami tra dipendenti pubblici e paramilitari.
I gruppi paramilitari hanno continuato a commettere violazioni dei diritti umani in collusione con, o con l’acquiescenza di, membri delle forze di sicurezza.
Esumazione di fosse comuni
Sono state ritrovate più di 80 fosse comuni contenenti i resti di circa 200 persone uccise dai gruppi paramilitari durante il conflitto. La Sezione giustizia e pace ha affermato che i resti di circa 3.000 vittime di sparizioni forzate non erano stati ancora localizzati, sebbene si ritenga che tale cifra sia altamente sottostimata. Sono state espresse preoccupazioni riguardo ad alcune esumazioni che potrebbero essere state condotte in modo da mettere a rischio le prove forensi e per le precarie condizioni in cui sono stati conservati i resti depositati in custodia ufficiale. È stato inoltre espresso timore per la mancanza di identificazioni definitive dei resti e di appropriate analisi forensi delle prove. Secondo quanto riferito, i paramilitari hanno rimosso i resti da alcune fosse comuni.
Impunità
L’impunità ha continuato a rappresentare un grave problema, e il sistema di giustizia militare si è continuamente occupato di casi riguardanti i diritti umani in cui era coinvolto personale militare nonostante la decisione del 1997 della Corte Costituzionale che stabiliva che questi casi dovevano essere trattati dal sistema di giustizia civile. Tuttavia, alcuni casi sono stati trasferiti al sistema di giustizia civile. Tra questi figura il caso relativo all’uccisione di 10 membri della polizia giudiziaria (la DIJIN), assieme a un informatore della polizia e a un civile, per mano dei militari, a Jamundí, dipartimento Valle del Cauca, avvenuta il 22 maggio. La Procura generale ha incriminato 15 membri dell’esercito per il loro presunto ruolo nell’uccisione che, secondo quanto è stato riferito, è stata effettuata agli ordini di narcotrafficanti legati a gruppi paramilitari. Secondo quanto riferito, gli inquirenti incaricati del caso siano stati minacciati.
La Corte interamericana dei diritti umani ha emesso sentenze riguardanti casi emblematici di impunità relativi a massacri compiuti dai gruppi paramilitari presumibilmente con la collusione o l’acquiescenza delle forze di sicurezza. Tra questi figura il massacro di Pueblo Bello del 1990 in cui 43 civili furono uccisi o furono vittime di sparizione forzata, e i massacri di La Granja ed El Aro del 1996 e 1997, in cui furono uccise 19 persone. In entrambi i casi, la Corte ha ritenuto lo Stato colombiano parzialmente responsabile e ha ordinato al medesimo di provvedere a risarcire le vittime e le loro famiglie.
Forze di sicurezza
Sono pervenute ripetute denunce di esecuzioni extragiudiziali commesse dalle forze di sicurezza.
*Il 19 settembre, secondo quanto riferito, soldati dell’esercito hanno ucciso l’attivista sindacalista Alejandro Uribe Chacón, nella municipalità di Morales, dipartimento di Bolívar.
*È stato riferito che il 14 aprile, il contadino Adrián Cárdenas Marín è stato arrestato da truppe dell’esercito nella municipalità di Argelia, dipartimento di Antioquia. Il 15 aprile l’esercito ha affermato che Adrián Cárdenas era stato ucciso in combattimento a poca distanza della città di Argelia.
Alcuni casi riguardanti diritti umani in cui era coinvolto l’esercito hanno ricevuto l’attenzione dei media nazionali.
*Secondo quanto riferito, il 25 gennaio 21 soldati sono stati torturati, anche sessualmente, dai loro superiori nel corso di una cerimonia di iniziazione in una struttura di addestramento militare a Piedras, dipartimento di Tolima. A fine anno, erano in corso indagini sul caso da parte del sistema di giustizia civile.
*La Procura generale ha iniziato un’indagine sul presunto ruolo del personale militare in una serie di attentati a Bogotá a luglio ed agosto, tra cui l’esplosione di un’autobomba avvenuta il 31 luglio, in cui è rimasto ucciso un civile e 19 soldati sono stati feriti e che le autorità hanno attribuito alle FARC.
Le forze di sicurezza, compresa l’Unità antisommossa della polizia (Escuadrón Móvil Anti-Disturbios – ESMAD), sono state accusate di uso eccessivo della forza durante manifestazioni di massa da parte di contadini e afroamericani e indigeni il 15 e 16 maggio nei dipartimenti di Cauca e Nariño. Almeno un dimostrante è morto e 50 sono stati feriti, compresi diversi membri delle forze di sicurezza e un bambino di 12 anni.
*Secondo quanto riferito, l’8 marzo, agenti dell’ESMAD hanno ferito diversi studenti all’Università nazionale di Bogotá, quando hanno disperso una manifestazione studentesca. Durante la dimostrazione, gli studenti hanno lanciato sassi alla polizia. È stato riferito che uno studente, Oscar Leonardo Salas, è morto il 9 marzo dopo essere stato ferito alla testa da un proiettile sparato dall’ESMAD.
Gruppi guerriglieri
Le FARC e l’ELN hanno continuano a commettere gravi e ripetute violazioni del diritto internazionale umanitario, tra cui la presa di ostaggi e uccisioni di civili.
*Il 9 ottobre sono stati ritrovati i corpi di quattro contadini che erano stati sequestrati dall’ELN nella municipalità di Fortul, dipartimento di Arauca. Secondo quanto denunciato, tra marzo ed agosto, le FARC e l’ELN hanno ucciso più di 20 civili nel dipartimento di Arauca.
*Il 27 febbraio, guerriglieri delle FARC, stando alle accuse, hanno ucciso otto consiglieri comunali nella municipalità di Rivera, dipartimento di Huila, mentre partecipavano a una riunione del consiglio.
*Stando alle accuse, il 25 febbraio le FARC hanno attaccato un autobus nel dipartimento di Caquetá in cui sono rimasti uccisi almeno nove civili, compresi due bambini.
È stato inoltre riferito che le FARC hanno commesso attacchi sproporzionati e indiscriminati che hanno provocato la morte di numerosi civili.
Le FARC e l’ELN hanno continuato il reclutamento forzato di minorenni e le mine terrestri piazzate dai gruppi guerriglieri hanno continuato a uccidere e mutilare civili.
Sindacalisti, difensori dei diritti umani e altri attivisti
Attivisti dei diritti umani, sociali e delle comunità hanno continuato a essere presi di mira, principalmente dai gruppi paramilitari e dalle forze di sicurezza, ma anche da gruppi guerriglieri. Nel corso dell’anno sono stati uccisi più di 70 sindacalisti.
*A settembre, stando alle accuse, le FARC hanno torturato e ucciso Fabián Trellez Moreno, un leader comunitario e legale rappresentante del Consiglio locale della Comunità di Boca de Bebará, nella municipalità di Medio Atrato, dipartimento del Chocó.
*A maggio, all’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, sindacalisti, attivisti dei partiti della sinistra, organizzazioni non governative (NGO) per i diritti umani e pacifiste, personale e studenti universitari hanno ricevuto e-mail contenenti minacce di morte, presumibilmente da parte di gruppi che sostenevano di essere nuove strutture paramilitari.
*Il 2 gennaio, è stato ritrovato il corpo del sindacalista Carlos Arciniegas Niño nella municipalità di Puerto Wilches, dipartimento di Santander. Risultava scomparso dal 30 dicembre 2005. Secondo quanto riferito, il suo corpo presentava segni di tortura. L’uccisione è stata attribuita al gruppo paramilitare Bloque Central Bolivar (BCB). Stando alle accuse, il 31 agosto il BCB ha inviato una minaccia di morte scritta alla confederazione sindacale CUT (Central Unitaria de Trabajadores) a Bucaramanga, dipartimento di Santander, nonostante il fatto che il BCB risultasse smobilitato dal 1° marzo.
Comunità civili a rischio
Comunità afroamericane, indigeni e contadini, come pure civili residenti in zone situate al centro del conflitto militare hanno continuato a essere particolarmente a rischio di attacchi da tutte le parti in conflitto. Più di 770 civili sono stati uccisi o sono stati vittime di sparizioni forzate durante la prima metà dell’anno. Più di 219.000 persone sono state sfollate forzatamente durante l’anno, contro le 310.000 del 2005. Più di 45 membri delle comunità indigene sono stati uccisi nei primi sei mesi dell’anno.
*Il 9 agosto, killer sconosciuti hanno ucciso cinque membri della comunità indigena degli a’wa nella municipalità di Barbacoas, dipartimento di Nariño.
*Stando alle accuse, il 5 e 6 marzo le FARC hanno ucciso Juan Ramírez Villamizar, ex governatore indigeno della riserva (resguardo) di Makaguán de Caño Claro, dipartimento di Arauca, e sua moglie Luz Miriam Farías, un’insegnante della scuola della resguardo.
Membri di “comunità di pace” e di “zone umanitarie”, e di altre comunità che continuavano a rivendicare pubblicamente il loro diritto a non essere trascinati nel conflitto, sono stati minacciati e uccisi.
*Secondo quanto riferito, il 16 agosto, paramilitari hanno avvicinato gli abitanti dell’area di Curvaradó River Basin, dipartimento del Chocó, informandoli che i paramilitari stavano programmando l’uccisione di Enrique Petro, membro della “zona umanitaria” afroamericana di Curvaradó. A marzo, membri delle forze armate avrebbero accusato Enrique Petro di avere legami con i guerriglieri. I paramilitari hanno inoltre affermato che stavano preparando l’uccisione di altri membri della “zona umanitaria” di Curvaradó.
*Il corpo di Nelly Johana Durango, appartenete alla “comunità di pace” di San José de Apartadó, dipartimento di Antioquia, è stato identificato il 15 marzo da un suo familiare a Tierra Alta, dipartimento di Cordoba. Testimoni hanno affermato che la donna era stata prelevata dall’esercito nella sua casa il 4 marzo. L’esercito ha affermato che si trattava di una guerrigliera uccisa in combattimento. Più di 160 membri di “comunità di pace” sono stati uccisi dal 1997, la maggior parte da gruppi paramilitari e dalle forze di sicurezza, ma anche dai gruppi guerriglieri.
Rapimenti
Il numero dei rapimenti è continuato a diminuire, dagli 800 del 2005 ai 687 del 2006. I gruppi guerriglieri, principalmente le FARC, si sono resi responsabili della maggior parte dei rapimenti connessi al conflitto, che ammontano a circa 200. Dieci sono stati attribuiti ai gruppi paramilitari e 267 a criminali comuni. Non è stato possibile individuare la responsabilità di altri circa 200 rapimenti.
*Il 26 giugno, nel dipartimento di Antioquia, stando al accuse le FARC hanno sequestrato Camilo Mejía Restrepo, sua moglie Rosario Restrepo, il loro figlio e un nipote. Nel tentativo di sfuggire alle autorità, i rapitori avrebbero ucciso Camilo Mejía e ferito il nipote.
*Il 7 giugno, stando alle accuse, l’ELN ha sequestrato Javier Francisco Castro nella municipalità di Yondó, dipartimento di Antioquia. Secondo quanto riferito, l’ELN lo aveva accusato di legami con le forze di sicurezza. A fine anno non era noto se fosse stato rilasciato.
*Il 27 aprile uomini armati hanno ucciso Liliana Gaviria Trujillo, sorella dell’ex presidente César Gaviria Trujillo, e la sua guardia del corpo, Fernando Vélez Rengifo, a Dosquebradas, dipartimento di Risaralda, in quello che è apparso essere un maldestro tentativo di rapimento. Le autorità hanno affermato che il sequestro era stato ordinato dalle FARC.
Violenza sulle donne
I combattenti hanno continuato a uccidere, a compiere abusi sessuali, sequestrare e minacciare donne e ragazze.
*Il 22 ottobre, stando alle accuse, 10 soldati dell’esercito sono entrati nella casa di una donna della municipalità di Puerto Lleras, dipartimento di Meta. Secondo quanto riferito, in seguito quattro soldati l’hanno stuprata davanti al figlio di tre anni. Risulta che la donna sia stata minacciata dopo aver denunciato lo stupro alle autorità.
*Il 9 aprile, stando alle accuse, un guerrigliero ha stuprato una donna nella municipalità di Fortul, dipartimento di Arauca.
*Secondo quanto riferito, il 21 marzo, paramilitari hanno stuprato e ucciso Yamile Agudelo Peñaloza dell’Organizzazione femminile popolare (Organización femenina popular), a Barrancabermeja, dipartimento di Santander. Il suo corpo è stato ritrovato il giorno seguente.
Aiuti militari degli Stati Uniti
Durante l’anno, gli aiuti degli Stati Uniti alla Colombia hanno ammontato a circa 728 milioni di dollari USA, di cui circa l’80% in aiuti militari e di polizia. A giugno, il Congresso degli Stati Uniti ha posto il veto su 29 milioni di dollari USA perché l’Amministrazione degli Stati Uniti non si era adeguatamente consultata con il Congresso riguardo alla procedura di certificazione dei progressi del governo della Colombia e delle autorità statali riguardo ad alcuni indicatori sui diritti umani dai quali dipende la concessione del 25% degli aiuti. Nonostante la decisione del Congresso, il Dipartimento di Stato ha concesso i fondi. Tuttavia, in seguito, il Dipartimento di Stato ha acconsentito a confrontarsi con il Congresso e con rappresentanti della comunità per i diritti umani statunitense per discutere delle preoccupazioni riguardanti la consultazione circa la procedura di certificazione e le raccomandazioni per il suo miglioramento. Circa 17 milioni di dollari USA sono stati destinati a sostegno del processo di smobilitazione e circa 5 milioni di dollari USA alla Sezione pace e giustizia. Sono stati mantenuti i requisiti sui diritti umani per il rilascio di detti fondi.
Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani
Nonostante i riferiti sforzi del governo colombiano per indebolire il mandato dell’Ufficio in Colombia dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHCHR), specialmente in relazione al suo ruolo di controllo, il governo e l’UNHCHR hanno annunciato a settembre che l’intero mandato era stato prorogato per altri 12 mesi. L’ultimo rapporto sulla Colombia dell’UNHCHR, pubblicato a gennaio, sollecitava il governo ad adottare le raccomandazioni sui diritti umani e ad applicare il lungamente promesso piano d’azione nazionale sui diritti umani, nonché ad aumentare la protezione dei difensori dei diritti umani. Esso chiedeva alle parti in conflitto di rispettare il diritto alla vita e di astenersi da attacchi indiscriminati, rapimenti, reclutamento di bambini-soldato e violenze sessuali. Il rapporto raccomandava anche che la legislazione sulla smobilitazione dei membri dei gruppi armati illegali contenesse maggiori principi sui diritti umani, compreso il diritto delle vittime alla verità, alla giustizia e alla riparazione. L’Alto Commissario ha presentato il rapporto il 28 settembre, alla II sessione ordinaria del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Rapporti e missioni di AI
Colombia: Reporting, campaigning and serving without fear: The right of journalists, election candidates and elected officials (AI Index: AMR 23/001/2006)
Colombia: Open letter to the presidential candidates (AI Index: AMR 23/013/2006)
Colombia: Fear and intimidation: The danger of human rights work (AI Index: AMR 23/033/2006)
Delegati di AI si sono recati nel Paese a febbraio, marzo e ottobre.