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La pace possibile in Colombia

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9.01.08

Mai nella storia recente di una guerra che dura da 60 anni in Colombia, si era giunti così vicini all’apertura di un processo di pace. Il narcofascismo di Álvaro Uribe e l’inaffidabilità delle FARC lo hanno fatto fallire. Per ora. Il modello di integrazione latinoamericana, quello del Banco del Sur, di Petrosur, del Mercosur, è stato ad un passo dal raggiungere un altro straordinario risultato: l’apertura di un processo di pace in Colombia. Come sono andate le cose è noto.

Le FARC avevano promesso di liberare unilateralmente tre ostaggi, tra i quali il piccolo Emmanuel, nato in cattività e figlio della politologa Clara Rojas da cinque anni sequestrata.

Ma lo hanno fatto in maniera straordinariamente irresponsabile ingannando il mondo intero: non disponevano più del bimbo che anzi era di fatto nelle mani di Uribe. Questo, dopo aver di malavoglia accettato l’operazione, ha giocato in maniera cinica le sue carte facendosi beffe di chi si era adoperato per la liberazione che poteva fare da preludio ad uno scambio di prigionieri e forse all’apertura di un vero negoziato.

Hugo Chávez innanzitutto, ma anche il brasiliano Lula, il francese Nicolas Sarkozy, l’argentina Cristina Fernández che ha inviato suo marito, l’ex-presidente Nestor Kirchner, e i governi di Cuba, Ecuador e Svizzera, oltre alla Croce rossa internazionale, sono stati esposto dalle due parti colombiane ad un fallimento che però ha un grande valore prospettico: la creazione di un concerto latinoamericano autonomo anche per la risoluzione di conflitti. È purtroppo evidente che oggi in Colombia nessuno (almeno tra chi può decidere) vuole la pace.

Il vecchio guerrigliero Marulanda parla di offensiva e l’uomo di Washington, dei paramilitari, dei narcos e della “guerra al terrorismo” non conosce altro linguaggio che quello della guerra. Insieme si sono ritrovati in una cinica cointeressenza dove per Uribe-Bush si è rivelato decisivo anche il miope fattore del volere impedire un successo diplomatico a Hugo Chávez. Ma è altrettanto evidente che un successo c’è stato e non è solo di Chávez. L’America latina tutta, insieme ai governi di Svizzera e Francia, hanno dimostrato che l’integrazione rappresenta una reale prospettiva di pace anche per l’apparentemente inestricabile conflitto colombiano.

Oggi esiste un partito della pace, che va da Caracas a Parigi, da Berna a Brasilia, dall’Avana a Buenos Aires. Fino a ieri non esisteva e la Colombia si dissanguava nel silenzio colpevole della comunità internazionale e dei media. Il partito della guerra non potrà continuare ad eluderlo in eterno.

Scritto in esclusiva per Latinoamerica da Gennaro Carotenuto
www.gennarocarotenuto.it

Fonte: Cani Sciolti, 9 gennaio 2008
http://www.canisciolti.info/articoli_dettaglio.php?id=11896

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