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Uribe taglia alle Farc la testa di Reyes

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3.03.08

Il gran giorno è arrivato. Dopo sei anni dal suo insediamento, Alvaro Uribe può finalmente esibire la testa di un capo guerrigliero. All’alba di ieri, in territorio ecuadoriano, tra i villaggi di Teteyé e Santa Rosa, a due chilometri dal rio Putumayo che fa da frontiera con la Colombia, un bombardamento mirato della forza speciale «Tarea Omega» ha ucciso una ventina di guerriglieri, tra i quali due membri del Secretariado: Guillermo Enrique Torres, soprannominato Julian Conrado, ma soprattutto Raúl Reyes, al secolo Luis Edgar Devia, che nella gerarchia delle Farc era secondo solo al leader storico Manuel Marulanda, detto Tirofijo, e al comandante militare, il Mono Jojoy.
A Reyes è stato fatale una conversazione dal suo cellulare satellitare, intercettata da un aereo spia. Dopo l’attacco aereo, è piombato sulla zona un commando terrestre, che ha trovato una certa resistenza, visto che tra nell’azione è morto anche un soldato professionale. Per le Farc è indubbiamente il colpo più pesante della loro storia: i pochi capi del suo calibro sono deceduti finora di morte naturale, come capitò, ad esempio, a Jacobo Arenas, stroncato da un infarto 17 anni fa, o sono stati ammazzati dai sicari governativi dopo aver deposto le armi. Ed è un colpo personale anche per lo stesso Tirofijo che di Reyes era il suocero (avendo quest’ultimo sposato sua figlia Olga che alcune fonti danno tra le vittime del bombardamento).
Dalle Farc e dai siti Internet vicini ai ribelli non è ancora arrivata nessuna conferma dell’attacco, ma pare che, a differenza di altre volte, non ci siano dubbi sulla credibilità dell’annuncio governativo, visto che l’esercito avrebbe recuperato i cadaveri dei guerriglieri. A Bogotà la notizia è stata data con gli stessi toni trionfalistici, usati quindici anni fa quando un commando di poliziotti fulminò sul tetto di una casa di Medellín il gran capo dei narcos Pablo Escobar. Come allora si proclamò la fine del narcotraffico, adesso si grida ai quattro venti la fine della guerriglia. Alle dichiarazioni di Santos, si sono aggiunte quelle dei dirigenti dei partiti che appoggiano Uribe e di vari industriali e latifondisti, che oltre a celebrare il presunto trionfo della cosiddetta «politica di sicurezza democratica» hanno previsto defezioni in massa nelle fola guerrigliere. Alla luce di quanto successo in passato, pare un ottimismo fuori luogo visto che le Farc non hanno mai avuto difficoltà a sostituire i loro morti. Il colpo messo a segno da Uribe rappresenta semmai, per varie ragioni, una campana a morto per la Betancourt, gli altri sequestrati ancora nelle mani della guerriglia e per le già flebili speranze di pace in Colombia.
Quando è stato intercettato, Reyes era, con ogni probabilità, impegnato a concretizzare il cosiddetto «scambio umanitario» col governo con qualche telefonata che valeva il rischio che il capo guerrigliero sapeva di correre. I quattro sequestrati liberati tre giorni fa hanno rivelato che le Farc si sono finalmente decise a liberarsi al più presto soprattutto della Betancourt. Sebbene rappresenti il Jolly da giocare al momento opportuno, Tirofijo sa che un suo eventuale decesso nella selva rappresenterebbe una iattura per l’immagine dell’organizzazione ribelle.
Adesso cosa succederà? La perdita di un capo così importante spingerà indubbiamente la guerriglia a rinserrarsi sulle montagne, dove si è dimostrata finora invincibile. Non a caso, anche i due comandanti delle Farc più importanti catturati negli anni scorsi, Simòn Trinidad e Rodrigo Granda, erano caduti nella rete dei servizi segreti colombiani, fuori dal territorio nazionale, a Quito e Caracas.
Ma il successo militare darà soprattutto fiato a tutti coloro, in uniforme o meno e a cominciare da Uribe, che credono sia possibile sconfiggere le Farc e liberare militarmente i sequestrati. Sarebbe una follia omicida perchè un conto è usare il vantaggio della «guerra asimmetrica» dei bombardamenti aerei, un altro realizzare un’azione di sorpresa in un territorio ostile. Suonano lugubri, ma anche premonitorie le parole dell’ex congressista Luis Eladio Peréz, uno dei 4 sequestrati liberati quattro giorni fa, grazie alla mediazione di Chavez: «Se Uribe insiste nella testarda volontà della liberazione manu militari riceverà 40 o 50 cadaveri».

www.ilmanifesto.it
Guido Piccoli
2/3/2008

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