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26.07.07
di Rico Guillermo
Domani sera a piazza di Spagna a Roma ed in piazza della scala a Milano si terra’ una manifestazione in contemporanea che mira ad accentrare l’attenzione sul problema dei circa 3.000 rapiti e mai restituiti all’affetto dei loro cari e alla societa’ nella travagliata Colombia.
Per tutti ricordiamo Ingrid Betancourt, figlia di un’attivista politica e di un ex ministro colombiano esiliato a Parigi per la sua correttezza, la quale abbandono’ una vita lussuosa per lottare contro la corruzione nella nazione devastata dal terrorismo e dai cartelli del narcotraffico. Il lungo impegno le procuro’ il riconoscimento della popolazione e le inimico’ la criminalita’ e molti potenti. Dopo vari attentati alla sua vita, si candidava quarantenne alla presidenza del Paese nel 2002, ma le Farc la rapivano durante la campagna elettorale.
Ma il problema Colombia e’ alla ribalta anche negli Stati Uniti, dove gia’ da anni e’ stato denunciato il sostegno illegale di grandi compagnie USA ai gruppi di guerriglieri di sinistra (FARC, forze armate colombiane) ed ai gruppi paramilitari di destra (AUC, forze unite di autodifesa colombiane), i quali hanno rapito o ucciso tanti civili, sindacalisti, poliziotti e soldati ed hanno approfittato della situazione instabile per esportare cocaina ed eroina negli USA.
Le societa’ statunitensi avrebbero fornito denaro, veicoli ed altri tipi d’assistenza in cambio della garanzia di sicurezza per i propri impiegati e strutture nella nazione sudamericana. Tuttavia solo una di queste aziende, la Chiquita Brands International Inc., e’ stata ad oggi formalmente incriminata in America. Ora le cose stanno per cambiare per impulso di alcuni membri del Congresso che si stanno mettendo contro il dipartimento della giustizia e contro multinazionali come grandi imprese estrattive di carbone e gli inbottigliatori della Coca-Cola.
I parlamentari americani affermano che nel caso delle corporations USA in Colombia, il dipartimento guidato da Alberto Gonzales ha fallito nell’applicazione adeguata della legge degli Stati Uniti che punisce penalmente chi sostiene economicamente o materialmente organizzazioni terroristiche straniere. Percio’ i congressisti hanno aperto una propria indagine.
Il rappresentante democratico Bill Delahunt, che guida tale azione, accusa l’amministrazione Bush di porre gli interessi dei cartelli imprenditoriali USA prima della guerra al terrorismo. Lo stesso accordo raggiunto a marzo con la Chiquita – che ha ammesso di aver dato finanziamenti illegali – e’ stato criticato come troppo clemente da molti esperti legali esterni e ma anche da alcuni importanti procuratori dello stesso dipartimento di giustizia.
In un’intervista della scorsa settimana, Delahunt – che e’ presidente del sottocomitato degli affari esteri della Camera sulle organizzazioni internazionali e sui diritti dell’uomo – ha promesso: “Daremo una bella occhiata seria a come le multinazionali americane funzionano nel mondo, usando la Colombia come modello”, ed ha spiegato che l’esame di eventuali buchi nella legislazione penale “che permettono che le societa’ degli Stati Uniti aiutino o incoraggino la violenza in altri Paesi minando la nostra credibilita’ e il nostro status morale nel mondo” merita davvero “uno sforzo esauriente”.
Secondo Amnesty International, sono 2.245 i sindacalisti assassinati in Colombia e 138 quelli che sono scomparsi solo nel 2006, ad opera per lo piu’ dei paramilitari in via di smantellamento e della guerriglia. Nel 90% dei casi di omicidio, sparizione o minaccia a sindacalisti, i responsabili non sono stati processati. Il mese scorso le FARC hanno anche rapito e ucciso 11 parlamentari colombiani, e si teme che la violenza possa aumentare in vista delle elezioni previste per ottobre.
Anche l’Agenzia ONU per i rifugiati ha recentemente dato l’allarme, denunciando l’emergenza umanitaria delle persone che a frotte fuggono nel vicino Venezuela scappando da violenze e minacce. Sul registro nazionale dei rifugiati figurano circa 2 milioni di persone, ma moltissimi non sono stati registrati e l’Ufficio dei rifugiati delle Nazioni Unite ed il governo venezuelano calcolano che possano essere circa 200.000 i Colombiani che necessitano di protezione internazionale in Venezuela. La regione di Catatumbo nel nord e di Arauca nel sud hanno il piu’ alto tasso di rifugiati di tutta la Colombia e sono anche le regioni con i maggiori indici relativi alle uccisioni mirate, agli incidenti dovute a mine antiuomo e ai combattimenti armati.
L’amministrazione Bush ha dichiarato che un marchio di garanzia della sua politica antiterrorismo e’ di agire contro i finanziatori del terrorismo ovunque nel mondo altrettanto aggressivamente che contro i terroristi, ma secondo il Los Angeles Times “la situazione in Colombia sottolinea la difficolta’ nel perseguimento di tali obiettivi quando e’ in conflitto con gli interessi economici americani all’estero ed i rapporti commerciali con i governi amici”.
Gli Stati Uniti sono proprio nel bel mezzo di un negoziato su un accordo di libero scambio con la Colombia e le forniscono annualmente miliardi in meteriali mlitari e altri sussidi. Secondo Delahunt, il pubblico dovrebe essere meglio informato su questi retroscena della “guerra al terrorismo”. Tanto piu’, osservano altri esperti, che i paramilitari legati agli squadroni della morte si sono infiltrati agli alti liveli del governo colombiano.
Le AUC erano nate infatti in risposta alle atrocita’ dei gruppi di sinistra, ma si sono trasformate rapidamente negli anni ’90 in un’organizzazione brutale, tanto che il dipartimento di Stato USA ha iscritto l’AUC nell’elenco delle organizzazi terroristiche nel 2001, in tal modo rendendo un crimine fornire loro sostegno finanziario o altro supporto. I rapporti d’affari finanziari con i paramilitari sono stati peraltro proscritti in base ad uno statuto federale contro la droga, dato che si ritiene che questi gruppi forniscano il 90% della cocaina ed il 50% dell’eroina consumate negli Stati Uniti.
Da piu’ di quattro anni i parlamentari statunitensi hanno chiesto al dipartimento di giustizia informazioni su eventuali indagini relative alle ‘accuse credibili’ contro alcune ditte americane che avrebero finanziato i gruppi terroristici colombiani, comprese alcune citate in cause civili e rinviate ai procuratori. Per questo hanno scritto ad Alberto R. Gonzales ed al suo predecessore, John Ashcroft.
I membri del Congresso USA sono interessati in particolar modo alle aziende carbonifere della Drummond Co. che avrebbero pagato i paramilitari dell’AUC per uccidere tre capi del sindacato che stavano provando ad organizzare gli operai nelle sue miniere di carbone nel 2001. Le accuse alla Drummond hanno portato ad una causa civile – archiviata nel 2002 – in cui si accusava l’impresa di usare l’AUC come forza di sicurezza de facto per intimidire gli impiegati. Drummond ha negato energicamente. Una nuova causa civile e’ pero’ appena iniziata.
Secondo il Los Angeles Times, gia’ in una lettera ad Ashcroft del 25 giugno 2003, quattro deputati del comitato di sorveglianza sugli affari esteri sollecitarono indagini complete sul caso Drummond e le accuse alle due imprese controllate dalla statunitense Coca-Cola che imbottigliano in Colombia accusate anch’esse di collusione con i paramilitari. I parlamentari hanno detto che non e’ stata data loro risposta nemmeno sul fatto che una eventuale inchiesta fosse in corso.
Due dirigenti del dipartimento della giustizia hanno ammesso che i gruppi colombiani violenti, specialmente l’AUC, non sono una priorita’ come i gruppi islamici jihadisti perche’ non hanno attacato interessi americani quali le ambasciate. Ma i critici dicono che i gruppi colombiani hanno ucciso e rapito più gente che Al Qaeda e che l’applicazione selettiva del dipartimento della giustizia delle leggi degli Stati Uniti lo espone ad accuse di avere doppi standard nella guerra al terrorismo.
Il ministero della giustizia dice che ha perseguito aggressivamente le corporations che finanziano il terrorismo, in Colombia ed altrove, ma dopo la vicenda Chiquita (che ha ammesso di aver dato all’AUC e alle FARC almeno un milione e 700mila dollari fra il 1997 e il 2004) le preoccupazioni dei membri del Congresso sono cresciute. Lo stesso procuratore generale della Colombia, Mario Iguaran, ha accusato la Chiquita e l’AUC di coltivare “un rapporto criminale” basato su scambi di soldi e armi e coe conseguenza della pacificazione sanguinaria di Uraba, la regione dove l’impresa ha detenuto le piantagioni di banane dinche’ non le ha vendute, nel 2004. la procura generale di Bogota’ ha anche lanciato un’inchiesta penale sulla Drummond.
Gonzales ha quindi ricevuto una lettera da sei congressisti che tornavano alla carica chiedendo al nuovo ministro di Bush se vi fossero inchieste in corso sul rischio che altre imprese, come ad esempio Drummond, potrebbero seguire l’esempio di Chiquita. Ma il dipartimento di giustizia non ha ancora risposto a quella lettera. “Posso solo immaginare la forza e la velocita’ con cui l’intera forza prosecutoriale del governo degli Stati Uniti scenderebbe su un’azienda che sia accertato aiuti Al Qaeda o Hezbollah”, ha detto un parlamentare alla prima udienza del Congresso che si occupera’ della vicenda e davanti a cui Drummond, Chiquita ed altre aziende che hanno operato in Colombia dovrebbero essere chiamate a testimoniare sotto il giuramento.
All’udienza congressuale di giugno, un ex capitano militare colombiano che ha servito nell’AUC, un operatore dei diritti dell’uomo e un capo del sindacato hanno infatti testimoniato che numerose societa’ USA, oltre a Chiquita e a Drummond, stavano pagando i gruppi violenti della Colombia. Lo stesso ex capo dell’AUC Salvatore Mancuso e il portavoce del gruppo Ivan Duque hanno dichiarato che i finanziamenti erano rilevanti e di vecchia data, coinvolgendo aziende multinazionali della frutta quali Fresh Del Monte Produce Inc. e la Dole Food Co., così come i cartelli del petrolio, anche se Del Monte e Dole hanno negato le accuse.
Ma molti altri comandanti dell’AUC intendono cominciare a parlare pubblicamente del finanziamento del loro regno di terrore. “Coloro che hanno infranto la legge devono affrontarne le conseguenze – ha dichiarato un ex terrorista colombiano – proprio come noi”. Sembra di sentire l’eco della dichiarazione del giudice statunitense Walton quando ha rifiutato la scarcerazione del capo dello staff di Dick Cheney, Libby, poi graziato da Bush: “Penso che i criminali manuali abbiano diritto allo stesso genere di giustizia dei criminali dal colletto bianco”.
E il problema non e’ solo aver infranto la legge. Secondo l’OLAF e molte altre organizzazioni internazionali impegnate nella lotta al terrorismo ed alla criminalita’ organizzata, una delle principali attivita’ di prevenzione e contrasto e’ individuare e chiudere i canali di finanziamento. Quindi, al di la’ della legislazione di un singolo Paese e delle eventuali responsabilita’ dirette come mandanti di specifici omicidi, anche il solo finanziamento ai gruppi terroristici determina una indubbia responsabilita’ quantomeno morale nei delitti commessi dai criminali.
A Milano e Roma questa sera ci sara’ la manifestazione – con tanto di fari e candele – per la liberazione delle 3.000 persone che in Colombia sono state rapite e che si sa o si spera siano ancora vive e in condizione di detenzione, una situazione che e’ facile immaginare come possa essere dura. E nel mentre altri civili vengono spaventati e uccisi, altri sindacalisti minacciati, altre donne violentate.
Ma la responsabilita’ del perdurare di questa situazione di terrore e di impunita’ – dice la vicenda Chiquita e dicono i membri del Congresso USA – va cercata anche oltre i confini della Colombia.
Fonte: Osservatorio sulla legalità e sui diritti, 25 luglio 2007