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5.02.08
Con i tratti chiari delle grandi adunate dei totalitarismi il regime Uribe riempie la piazza a Bogotà e chiama alla guerra senza quartiere contro le FARC. La famiglia di Ingrid Betancourt: “siamo indignati”.
La marcia del 4 febbraio contro le FARC voluta dal presidente colombiano Álvaro Uribe ha avuto un enorme successo di pubblico. In centinaia di migliaia hanno sfilato a Bogotà e in altre città in una vera e propria chiamata alle armi contro le FARC, per la guerra, contro lo scambio umanitario, contro il processo di pace iniziato con la liberazione dei primi tre ostaggi e contro il presidente venezuelano Hugo Chávez e i governi integrazionisti latinoamericani che per quel processo di pace si stanno spendendo.
Sono sfilate a Bogotá le migliori forze dell’establishment economico colombiano, il paramilitarismo, le destre, ma anche centinaia di migliaia di colombiani comuni richiamati dalle incessanti campagne pro-regime e pro-guerra delle televisioni commerciali che ne hanno poi propagandato in tutto il mondo le immagini.
Astrid Betancourt, sorella di Ingrid Betancourt, portavoce della famiglia della più famosa degli ostaggi delle FARC, ha preso nettamente le distanze contro la manifestazione del regime: “siamo indignati dalla manipolazione del governo. E’ una manifestazione contro il dialogo che cerca solo la polarizzazione del paese e l’inasprimento del conflitto e che mette maggiormente in pericolo la vita degli ostaggi”.
E’ che gli ostaggi, per chi è sceso in piazza sotto le bandiere uribiste, non sono interessanti, nonostante la marcia si richiami ipocritamente alla loro liberazione ma contro lo scambio umanitario. E infatti –cosa può esserci di più stridente?- le famiglie degli ostaggi stessi si sono tutte dissociate dalla manifestazione del regime e riunite in preghiera in una chiesa poco distante in quella che hanno definito un’iniziativa per la pace e la riconciliazione: “Quella voluta da Uribe è una marcia piena di odio e che porterà solo più violenza”. Con parole altrettanto o più dure si sono espressi i partiti dell’opposizione e le associazioni in difesa dei diritti umani. Lilia Solano, direttrice della ONG “Justicia y vida” ha dichiarato che: “è la marcia dei carnefici contro le vittime. E’ la marcia dei paramilitari legittimati da Uribe organizzata per mettere sotto silenzio i loro crimini, il narcotraffico, i quattro milioni di profughi e le decine di migliaia di desaparecidos”.
Secondo la senatrice liberale colombiana Pilar Cordoba, che da Caracas sta gestendo la liberazione di un secondo gruppo di tre ostaggi, che potrebbe avvenire nelle prossime ore: “Quella di Uribe è la marcia dell’odio, del classismo e del razzismo”. La liberazione a Caracas dei tre nuovi ostaggi sarebbe la miglior testimonianza che il processo di pace voluto dai governi integrazionisti latinoamericani è vivo, nonostante i mille veti arrivati da Bogotà e da Washington e la dimostrazione di forza voluta dal regime narcoparamilitare colombiano che ogni processo di pace vuole boicottare.