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9.02.08
Un milione di voci contro le Farc in Colombia. Questo l’appello, lanciato il mese scorso sul sito internet Facebook e a cui, nella capitale colombiana, avrebbe risposto ieri circa mezzo milione di persone: «No más secuestros. No más mentiras. No más muertes. No más Farc», stop ai rapimenti, alle bugie, alle morti, alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, dicevano i cartelli. Una manifestazione «privata», secondo i grandi media colombiani, ma subito sponsorizzata dal governo, dal ministero degli esteri, e anche da gruppi paramilitari. Una gigantesca operazione della Cia, secondo l’agenzia Anncol (vicina alla guerriglia), ma anche secondo molti siti indipendenti, che da settimane ne dibattono in rete. La Cia, secondo questa tesi – che prende a sostegno un articolo di Tom Hodgkinson, sul Gardian – sarebbe il finanziatore occulto di Facebook, via alcuni dei suoi soci fondatori dal portafoglio solido quanto la fede nei valori dell’estrema destra ultraconservatrice.
In ogni caso, la marcia anti Farc ha anche evidenziato le divisioni esistenti fra i colombiani sulla maniera di chiudere il conflitto pluridecennale tra il governo di Bogotà e la guerriglia marxista di Marulanda. «A chi giovano queste manifestazioni? Temo che non servano né agli ostaggi, né all’accordo umanitario, né alla pace», ha scritto sul settimanale Semana Yolanda Pulecio, madre di Ingrid Betancourt, la deputata ancora nelle mani della guerriglia. E ieri i parenti dei 43 ostaggi «eccellenti» ancora in mano alle Farc, non hanno voluto far parte della marcia. Hanno partecipato invece a una messa nella chiesa del Voto Popolare nel centro di Bogotà. Entusiasta della marcia, si è però dichiarata ieri sera Clara Rojas, liberata di recente dalle Farc, che ha definito l’iniziativa una protesta «storica». Per la «soluzione umanitaria» preme un arco di forze di sinistra e da varie associazioni della società civile nel paese. «No alla marcia dell’odio e dell’intolleranza promossa dal governo guerrafondaio», ha scritto l’Unione sindacale operaia in un comunicato analogo a quello del Partito comunista colombiano. Con accenti simili anche le dichiarazioni dell’ex candidato alla presidenza Carlos Gaviria, del Polo democratico alternativo colombiano, che ha denunciato di aver ricevuto minacce da un gruppo paramilitare se non si fosse recato alla marcia. Intanto, le Farc hanno annunciato come prossima la liberazione di altri 3 ostaggi, parlamentari colombiani rapiti nell’estate del 2001, in cattive condizioni di salute. «Se la sofferenza di chi è in cattività viene prolungata è a causa dell’intransigenza inumana del presidente Uribe», hanno scritto le Farc, rivolgendosi nuovamente alla mediazione della deputata colombiana Piedad Cordoba e a Chavez.
Il presidente venezuelano proprio in questi giorni, ha lanciato l’allarme di un possibile attacco colombiano al suo paese facendo riferimento alla regione di confine di Arauca, dichiarata zona di guerra da Uribe. Un appello che riprende quello di Martin Sandoval, presidente del Comitato permanente per la difesa dei diritti umani in Colombia, dopo l’assassinio di un dirigente della Gioventù comunista colombiana, compiuto da gruppi paramilitari a fine gennaio scorso. E mentre il governo Uribe fa sapere che il rilascio dei parlamentari «è più importante di qualsiasi altra considerazione», la presidenza venezuelana si dichiara disposta ad accogliere un’altra volta gli ostaggi, i cui famigliari ieri erano già a Caracas. Un modo, per Chavez – reduce dai successi realizzati dall’incontro internazionale dell’Alba, l’alternativa bolivariana delle Americhe in cui ha proposto soluzioni finanziarie e militari condivise nell’area – , di rispondere alla forte pressione interna (politica ed economica) dell’opposizione. A Caracas, ieri, a marciare contro la guerriglia colombiana, c’erano i dirigenti del movimento studentesco, Yon Goicochea, Freddy Guevara e Ricardo Sanchez. «Mentre si rilasciano tre ostaggi, altre centinaia restano sequestrati, noi giovani rifiutiamo l’ipocrisia – ha affermato Goicochea – Mentre si proteggono le Farc, i venezuelani muoiono di fame, questa è ipocrisia».