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6.03.08
É davvero impressionate l’appoggio che sta avendo questa marcia in tutte le città colombiane. Migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare lo sdegno di anni di violenza e di ingiustizie.
Un intero paese sta facendo sentire la propria voce: non piú violenza, non piú massacri, non piú sparizioni forzate, non piú terrorismo. Sono tantissimi, qui a Bogotá, i settori che si sono uniti a questa giornata di protesta. Organizzazioni di base contadine, indigene, desplazados, sindacati, universitá, partiti politici e la societá civile stanno marciando contro il narcoparamilitarismo, contro le politiche statali repressive per un cambio sociale che porti ad paese piú giusto.
Centinaia di persone mostrano le fotografie dei loro morti assassinati, dei desaparecidos di cui da anni non sanno nulla, sorreggono manifesti contro il governo, contro le politiche paramilitari, che inneggiano alla veritá, alla giustizia e alla riparazione.
Una marcia pacifica che da voce e dignitá al popolo colombiano, messo a tacere dai mezzi di comunicazioni ufficali che non raccontano la tragedia che sta vivendo il paese da decine di anni.
“Tra il 1982 e il 2005, i paramilitari perpetrarono piú di 3.500 massacri e rubarono piú di sei milioni di ettari di terra. Dal 2002, dopo la loro smobilitazione, hanno assassinato 600 persone l’anno e sono arrivati a controllare il 35 per cento del Congresso”, spiega il Movimento di Vittime.
I mezzi di comunicazione, proprio in questi minuti, stanno paragonando la marcia di oggi con quella del 4 febbraio, indetta dal governo nazionale contro il sequestro e contro le Farc: “non è tanto di massa né tanto gigante come la marcia del 4 febbraio” scrive Semana, “ma ad ogni modo ha funzionato”. É chiara la volontá di obbedire alla stategia di Palazzo Nariño, imposta da patron Bush: o con me, o contro di me. Dividere il paese, frazionarlo in due. Mostrare solo un lato della medaglia e attribuire tutti i mali della Colombia alla guerriglia, per non riconoscere le responsabilitá del governo, iniziando dalle sue personali. Figlio di terratenenti, Uribe e la sua famiglia sono strettamente legati al paramilitarismo, con cui hanno vincoli dimostrati ma ben occultati dalla stampa nazionale e internazionale.
Il 35% del parlamento è legato alle file paramilitari, sono certi i legami che molti di loro hanno con il narcotraffico, ogni giorno vengono scoperte fosse comuni e ogni giorni continuano a morire nuove vittime di questo conflitto a cui non si vede una facile uscita, per lo meno fino a quando Alvaro Uribe Velez sará presidente.
É in onore a tutte queste vittime che oggi IPO scende in piazza, accompañando coloro che hanno sofferto e continuano a soffrire l’orrore di questa sporca guerra.