Ipo è una organizzazione di accompagnamento internazionale e informazione in Colombia, in solidarieta' con organizzazioni sociali in resistenza non-violenta.

Ipo News

Ricevi sulla tua e mail la news letter di IPO con gli ultimi aggiornamenti del sito.

Inscriviti qui

Licenza

Creative Commons License
Questa opera è sotto licenza Creative Commons

Feed RSS

Ricevi gli aggiornamenti nel tuo web browser

PayPal

Vendetta paramilitare dopo la manifestazione del 6 Marzo

16.03.08

VENDETTA PARAMILITARE DOPO LA MANIFESTAZIONE DEL 6 MARZO

Alessandro Bonafede
IPO – International Peace Observatory

Dopo la immensa manifestazione contro il paramilitarismo, il terrore di Stato e in memoria di tutte le vittime del conflitto armato, le organizzazioni sociali aderenti sono finite nel mirino del terrore paramilitare. Nonostante il controverso processo di smobilitazione avviato dal presidente Uribe con la legge “giustizia e pace” il paramilitarismo continua la sua opera in tutto il paese,ma sotto nuove forme: ai massacri eclatanti di un passato recente si è sostituita una strategia fatta di omicidi selettivi e minacce silenziose.

Il 17 febbraio Mauricio Cubides di FENSUAGRO, storico sindacato dei lavoratori agricoli è sfuggito ad un tentativo di rapimento ad opera di soggetti armati
Il 7 marzo a Bucaramanga, città notoriamente affetta dal paramilitarismo Rafael Boada, presidente della UNEB dopo essere stato minacciato ripetutamente in seguito al suo impegno nell’organizzazione della manifestazione, è miracolosamente uscito illeso da un attentato.

Sempre nella notte del 7 marzo è stato assassinato a coltellate sotto la sua casa Gildardo Antonio Gomez educatore e delegato della ADIDA – Ass. di Educatori di Antioquia – e membro del Centro di Studio e Ricerca CEID.

Il 12 marzo è stato trovato assassinato a Cartagena del Chaira, Carlos Burbano membro della sub direttiva dell’ANTHOC – Ass. Nazionale di Lavoratori di Ospedali e Cliniche. Carlos era disperso dalla domenica del 9 marzo, era stato il principale promotore e organizzatore della giornata di mobilitazione del 6 marzo nel Caquetà, la regione “caffetera” ubicata nel sud del paese.
Minacce di morte sono state recapitate a esponenti del comitato promoteore della marcia, tra cui Ivan Cepada del Moviemento Vittime Crimini di Stato, Antonio Pedrozo coordinatore dei desplazados del Tolima, Luz Helena Ramírez integrante del comitato promotore del IV incontro nazionale vittime di crimini di stato. Le minacce recapitate nelle mail personali contenevano foto e liste di attivisti impeganti nell’organizzazione della marcia. In un comunicato apparso in Colombia Libre – il sito web ufficiale delle AUC Autodefensas Unidad de Colombia – Iván Cepeda portavoce del MOVICE veniva accusato di essere un alleato della guerriglia. Con parole analoghe Gaviria, portavoce del governo Uribe, aveva accusato Iván Cepeda di essere un’integrante delle FARC e aveva definito la marcia un evento politico sponsorizzato dalle FARC.
Numerosi i fatti sospetti anche nei giorni della marcia: negli alberghi dove alloggiavano le delegazioni è stata segnalata la presenza di sconosciuti che cercavano di fotografare le persone presenti e si sono verificati furti sospetti nelle sedi di ONG impegnate nella difesa dei diritti umani. L’11 marzo è circolato un comunicato firmato “Aquile nere” contente una lunga lista di attivisti, ong e organizzazioni sociali, dichiarati “obiettivi militari di classe A”. Le “Aquile Nere” sembrano essere un gruppo dissidente delle AUC, la sigla sotto la quale sono state unificate ad opera dei fratelli Carlos Castano e del narcotrafficante italiano Salvatore Mancuso le varie milizie private presenti nel territorio. Nel loro comunicato le “Aquile Negre” contestano il processo di smobilitazione promosso da Alvaro Uribe, definendo il presidente “un falso compatriota” e la politica di smobilitazione “finalizzata a ottenere un riconoscimento internazionale e a perpeuare l’esercizio del potere”. Rifiutano inoltre la definizione di “banda emergente”, riaffermando “la continuazione e la ripresa della lotta armata con la tolleranza dello Stato”.
Molti sono quelli che in Colombia archiviano il supposto processo di smobilitazione delle milizie paramilitari nel lungo capitolo latino americano della impunità dei crimini di Stato. Coloro che si sono auto denunciati come integranti di milizie paramilitari hanno ricevuto corposissimi sconti di pena, che hanno ridotto le condanne a pochi anni. Inoltre grazie alla crezione di cooperative di vigilantes privati molti ex paramilitari continuano a effettuare ronde armate nei quartieri (a volte anche con armi da guerra) continuando di fatto impuniti nel narcotraffico e nell’opera di controllo del territorio, mentre altri sono stati arruolati nell’esercito. Secondo una ricerca recentemente pubblicata da Indepaz, nel paese sono attive 84 milizie paramilitari , che contano quasi 10.000 effettivi armati, con presenza in 26 dipartimenti. Specialmente nelle zone costiere, continua come prima la richiesta delle “vacunas”, ovvero tangenti che tutta la popolazione civile è costretta a pagare a garanzia della sicurezza della propria persona o della propria attività o dei propri beni. Nelle univesità forte è la protesta di studenti e associazioni di desplazados per le facilitazioni e le borse di studio di cui ex paramilitari godono. Recenti perquisizioni nelle carceri hanno portato alla scoperta nelle celle di capi paramilitari, di bombe a mano, cellulari e ingenti quantità di denaro probabilmente frutto del narcotraffico e altre operazioni illecite, dirette dal carcere. Il recente scandalo ha messo clamorosamente in evidenza come i capi paramilitari detenuti scontino “detenzioni dorate” e godano di numerosi “privilegi”, tra cui la disponibilità di prostitue.Tutto questo mentre 33 parlamentari della coalizione uribista, tra cui Mario Uribe, cugino del presidente, sono sotto inchiesta o in carcere con l’accusa di favoreggiamento del paramilitarismo.

Ancora Letture