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Storia di un accompagnante

22.04.08

“Te ne vai in Colombia? Ma sei sicura? Guarda che è tra i paesi più pericolosi al mondo.. ogni anno ammazzano migliaia di persone e poi con tutta quella droga, la guerriglia, i paramilitari..ma cosa ci vai a fare?? Io fossi in te ci penserei bene.”
Decidere di venire in Colombia come accompagnante internazionale non è una scelta propriamente usuale tra i giovani europei. Le difficoltà iniziano nel proprio paese, dove la maggior parte della gente non capisce questa scelta che considera azzardata e fuori luogo. Molte persone non capiscono perchè, con tanti problemi che ci sono nel nostro paese, uno debba attraversare l’oceano e andare a risolvere quelli degli altri. Altri pensano che sia una sorta di beneficenza ai poveri del mondo, una delle tante missioni che vanno ad assistere le persone piú bisognose.
Per me scegliere di venire in Colombia come accompagnante internazionale significa qualcosa di molto diverso, che non é pensare di dare soluzione ai problemi di questo paese, né venire a fare de bene a chi ne ha più bisogno. Non significa nemmeno fare del turismo rivoluzionario alla ricerca di un’esperienza estrema, come alcuni possono pensare.
Credo che ogni persona senta la necessità di riflettere su ciò che lo circonda, conoscere l’intorno in cui vive e cercare di andare un po’ oltre, sforzandosi di capire i meccanismi che regolano il nostro pianeta. Questa curiosità, innata nell’essere umano, che ci spinge ad andare alla ricerca di nuove conoscenze, mi ha portato a voler sapere qualcosa in più sull’economia internazionale, sui modelli di stato e di governo che esistono, sulle relazioni che regolano gli stati e, soprattutto, su quello che succede nel resto del mondo.
La visione che mi sono fatta non è molto positiva. Il modello economico neoliberale, che prevale attualmente, non è un modello sostenibile per molto tempo: un modello che si basa sullo sfruttamento intensivo delle risorse energetiche non rinnovabili, senza progetti di rinnovamento, sul disequilibrio di consumo e di ricchezze, che privilegia i più potenti e non da voce a alla maggioranza delle persone, non credo sia il miglior modello che l’umanità possa desiderare.
Il neoliberalismo è in questo momento il modello economico dominante, e i risultati che vediamo non sono molto incoraggianti. L’80% delle persone nel pianeta vivono con il 20% delle risorse economiche, le multinazionali hanno spodestato gli stati nazionali di buona parte dei loro poteri, siamo al bordo di una crisi alimentare, in 30 anni le riserve della principale fonte energetica che usiamo finiranno, l’acqua incomincia a scarseggiare. Credo siano ragioni sufficienti per essere abbastanza preoccupati.
Però purtroppo la situazione è ben più grave, perché oltre al disequilibrio esistente ed alla mancanza di pianificazione a lungo raggio, ci troviamo dinanzi ad un sistema politico mondiale che rafforza e privilegia le disuguaglianze, arrivando ad utilizzare qualunque mezzo per mantenere il proprio potere. Gli stati più influenti, condizionati dai potentati economici, fanno valere la propria forza su quelli più deboli, che sono costretti ad accettare la loro inferiorità pur di rimanere dentro il sistema e sono pochi, e poco funzionali, i meccanismi giuridici che la comunità internazionale si è data per risolvere le numerose controversie che con frequenza si presentano.
Nel mondo globalizzato, tutti siamo protagonisti di quello che accade, non soltanto nel nostro piccolo intorno, ma anche lontano da noi, perché, per quanto la lontananza sembri grande, il mondo è più piccolo di quel che sembra. La carenza di cereali provoca aumenti sconsiderati dei prezzi, tra prodotti che consumiamo quotidianamente sono rari quelli prodotti nel nostro paese, un attacco aereo negli Stati Uniti condiziona la sicurezza mondiale. Sia che viviamo in Europa, in Africa o in America Latina, l’esistenza di ogni essere umano è direttamente condizionata da ciò che accade nel resto del mondo, dato la forte relazione esistente tra i mercati a livello mondiale.
Ogni persona può fare una scelta: decidere di far parte del sistema che ci circonda, aspirando ad essere uno dei pochi trionfatori, o fare qualcosa affinché le cose cambino. Da questa decisione dipendono molte cose. A me ha portato fino in Colombia, dove, al lato delle comunità contadine, ho imparato a conoscere da un altro punto di vista la nostra realtà.
Durante le lunghe ore passate camminando al lato di contadini del Magdalena Medio, di Arauca e del Catatumbo, che da anni resistono alla sottrazione delle proprie terre e ad un sistema politico repressivo e violento che cerca di metterli a tacere utilizzando ogni tipo di controllo, sento la importanza di stare vicini, di aiutarci a vicenda per contrastare questo schema dominante. Laddove la pressione si fa più forte e le conseguenze sono più gravi, è importante dare il proprio contributo e la propria presenza.
Accanto alle comunità contadine colombiane, che da anni si organizzano per far valere i propri diritti, ho imparato l’importanza di unirsi nello sforzo di cambiare questo sistema che non ci rappresenta e non ci rende partecipi delle grandi decisioni che ci riguardano.
Da sempre sento una grande attrazione per l’America latina, terra ricca di risorse, ma dove il modello neoliberale si fa sentire in tutta la propria crudezza, piena di persone con speranza di cambio, di processi interessanti e di una grande dignità morale dove, nonostante gli innumerevoli tentativi per proporre nuovi modelli di sviluppo repressi con la violenza, i movimenti sociali non si stancano di insistere nella lotta quotidiana per la propria esistenza.
E’ principalmente per questa ragione che ho scelto di venire in Colombia.
Una volta arrivati, e quando si conosce da vicino la realtà di questo paese, è difficile non rimanere colpiti dalla durezza della repressione con cui ogni giorno si deve confrontare la gente di questo paese. Quando si conosce la brutalità dell’attuare paramilitare, che senza nessuno scrupolo continua a compiere qualunque atrocità per incrementare il proprio potere, la violenza di un governo che maschera la propria corruzione e attua soltanto nell’interesse di una piccola parte della nazione, la tragedia della guerriglia che disperatamente cerca di difendersi dall’attacco dei poteri forti, è difficile non rimanere colpiti e impressionati. Ancora più incredibile è la forza di un popolo che, seppur con mille difficoltà e differenze, crede e si sforza ogni giorno per proporre un cambio sociale. E` per questi motivi che quest’esperienza rappresenta una fonte d’insegnamento incredibile, che è difficile spiegare a tutti quelli che, una volta tornata nel mio paese d’origine, chiedono con curiosità che racconti loro cosa ho fatto negli ultimi tre anni. Un’esperienza che marca molto piú di quello che uno s’immagini quando, pieno di speranze e di aspettative, s’imbarca in un aereo che lo trasporta lontano, tanto lontano da non sapere più qual’è la via del ritorno, sempre che esista.

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