
Ipo è una organizzazione di accompagnamento internazionale e informazione in Colombia, in solidarieta' con organizzazioni sociali in resistenza non-violenta.
18.08.08: Ancora sangue sul sindacato
25.06.08: Fumigazioni indiscriminate, gruppi armati irregolari e bombardamenti colpiscono Arauca
24.06.08: Continuano gli abusi dell'Esercito contro i contadini di Tame (Arauca)
13.06.08: Mitragliamenti, bombardamenti e fumigazioni indiscriminate affettano Arauca
24.05.08: Detenuto ingiustificatamente contadino di Arauca
15.05.08: Arauca gruppo armato illegale assassina contadino affiliato all'ACA
11.05.08: Arauca, elicotteri dell'Esercito Nazionale mitragliano villaggio civile. Panico tra la popolazione.
9.05.08: Colombia degli scandali, manca Uribe
5.05.08: Due ex paramilitari accusano ambasciatore di Bogotà a Roma
5.05.08: Uribe perde pezzi e il cerchio si stringe intorno a lui
12.02.10: IPO si solidarizza contro le detenzioni di contadini in Catatumbo
10.02.10: DETENZIONI DI MASSA E INCERTEZZA NEL CATATUMBO – COLOMBIA
11.12.09: Il conflitto colombiano esiste e si puó risolvere solo con il negoziato politico
11.12.09: Per la vita e la dignitá nel campo costruiamo la sovranitá alimentar
9.12.09: *UN REGIME DA RIPUDIARE*
Ricevi sulla tua e mail la news letter di IPO con gli ultimi aggiornamenti del sito.
Questa opera è sotto licenza
Creative Commons
11.02.06
Sempre mi ha provocato curiositá l’ origine dei nomi dei luoghi che ho visitato e, tutte le volte che ho chiesto perché un certo paese avesse quel certo nome, ho ricevuto risposte interessanti: a volte filosofiche, a volte quasi scientifiche, a volte semplicemente divertenti. Durante il mio primo viaggio in Arauca, ho conosciuto una comunitá che, molto rapidamente, ha fatto svanire nella mia mente questa curiositá: la localitá di Lejanías ( che in spagnolo significa “lontananze”), il cui nome non serba nessun mistero.
Siamo arrivati a Lejanías un venerdí di dicembre, in un giorno d’ estate, quando la luce del sole riempiva completamente il cielo e le pianure auraucane sembravano ancora piú piane , per la forza esercitata dai raggi sulla terra.
Partiamo da El Botalón, una comunitá la cui strada principale é asfaltata (anche se solo per pochi metri), centro di confluenza dei commerci della zona rurale che la circonda, dove, peró, l’ aria que si respira é quella genuina delle campagne, con la voce del fiume da lontano, i vallenatos, le rancheras e la musica llanera suonando in tutte le case, le notti dense e lunghe. Una jeep ci porta per strade di terra che passano in mezzo a quella che sembra una sola ed infinita piantagione di banane. Il viaggio é lungo: percorriamo molti kilometri, quasi senza rendercene conto, dal momento che continuiamo a vedere sempre lo stesso panorama.
Arriviamo ad una strada asfaltata e continuiamo a viaggiare fino a raggiungere un altro sentiero sterrato, dove, a pochi metri, ci imbattiamo in un posto di blocco del Esercito. Gli zaini dei soldati sono nel cortile di una casa; alcuni militari sono seduti dentro l’ abitazione ed altri esattamnete di fronte ad essa. Sono truppe del Battaglione 47 della Brigata Mobile Nº 5. Alcuni soldati si avvicinano: chiedono i nostri documenti e vogliono sapere dove andiamo e che lavoro stiamo svolgendo. Dicono che non rimarranno a lungo in quella casa: si sposteranno dopo aver bevuto un po’ d’ acqua.
Continuiamo il nostro viaggio. Il paesaggio giá é differente: palme che sembrano toccare il cielo, pianure bruciate dall’ estate, i silenzi e il vuoto della savana. Finalmente appare la prima casa: é un negozio, dove alcuni contadini stanno giocando a biliardo e stanno bevendo le ultime birre della festa della notte anteriore. Qui comincia Lejanías. Qui, senza necessitá di fare domande, svanisce la mia curiositá toponimica: una comunitá tanto isolata dal resto del mondo e tanto abbandonata a se stessa, cosi come l’ ho vista, non poteva che avere il nome che ha. Si tratta di una comunitá dove vivono circa 15 famiglie, ad almeno 15 minuti di cammino l’ una dall’ altra. Qui non arrivano i servizi sanitari di base, non c’ é luce e non si garantisce nessun tipo di assistenza medica ai contadini. La gente ci osserva stupita: é la prima volta che qualcuno li va a visitare ed approfittano dell’ occasione per raccontarci mille storie.
Arrivamo ad un’ altra casa e, in poco tempo, qui si riuniscono tutti gli abitanti della localitá. Senza pensarci due volte ammazzano una gallina e le donne iniziano a preparare il pranzo, mentre gli uomini ci raccontano aneddoti della loro vite. Ci parlano del bazar que hanno organizzato la notte anteriore, per cecare fondi per questa comunitá, tanto bisognosa di aiuti e servizi, quanto dimenticata dal municipio e dallo Stato. Mandano i bambini a cercare arance, per condividere con noi il poco che hanno. Alcuni si siedono su un’ amaca, altri su taniche di benzina vuote, altri cercano pezzi di legno.
Rapidamente si crea un ambiente di confidenza: noi chiediamo come si vive da quelle parti ed anche loro vogliono sapere qualcosa sui nostri Paesi. Dalle loro parole emerge quanto sia difficile convivere con la povertaá e l abbandono, ancor piú se a tutto questo si sommano le minacce e gli abusi di alcune truppe della Brigata Mobile Nº 5, incaricte della sicurezza nella zona.
I contadini raccontano che, durante gli ultimi giorni di novembre del 2005, l’ Esercito é rimasto in case di civili, maltrattando alcuni di loro fisicamente e verbalmente. Hanno detenuto un contadino incolpandolo di collaborare con l’ insurgenza e, dopo quasi cinque ore, durante le quali non hanno potuto comprovare in nessun modo la loro accusa, lo hanno liberato dicendogli: “ Se ne vada, guerrigliero!”. Hanno portato via due contadini con un elicottero, accusandoli di essere responsabili dello stesso reato; un altro abitante della comunitá e stato obbligato a lasciarsi fotografare da loro. I contadini sono cosí abituati a questo tipo di maltrattamenti, che li raccontano come se si trattasse di qualcosa di normale, cogliendo il lato comico di ogni storia di ingiustizia che hanno dovuto vivere. Quel giorno tutti si sono messi a ridere raccontando l’ aneddoto di un maiale marchiato dai soldati con il nome del Battaglione.
Me ne sono andata da Lejanías con l’ eco delle voci dei contadini negli orecchi, con l’ eco delle tante storie, che, in cosí poco tempo, avevo potuto ascoltare. Storie dalle lontananze.
Siamo tornati verso El Botalón. Nello stesso luogo dove li avevamo incontrati prima, c’ erano ancora i soldati. Gli zaini nel cortile ed i militari dentro la stessa casa. Ancora bevendo acqua?