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24.05.07
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Secondo l’Ufficio del Brevetto Europeo manca di innovazione.
Revocato per motivi tecnici il brevetto della multinazionale Monsanto su tutti i tipi di semi e di piante di soia geneticamente modificati.
Dopo 13 anni la corte d’appello dell’Ufficio del Brevetto Europeo, EPO, con sede a Monaco, ha infatti accolto le argomentazioni di un ampio fronte di organizzazioni della società civile, non riconoscendo al brevetto EPO301749 un elemento di novità e giudicando la documentazione insufficiente a rendere l’invenzione replicabile da altri scienziati.
La vicenda risale al 1994, quando Agracetus, una piccola impresa biotech statunitense, ottenne il brevetto per una tecnologia che copriva un’ampia varietà di piante e semi di soia trasformati geneticamente. Il gruppo ambientalista canadese RAFI, oggi ETC, organizzò una battaglia legale con il supporto di Greenpeace e di altre associazioni critiche verso il sistema di proprietà intellettuale sulla materia vivente, giudicato immorale e non valido sul piano tecnico.
Il monopolio garantito dal brevetto spinse anche alcune grandi industrie agrochimiche e sementiere ad unirsi al ricorso contro Agracetus, e fra queste la stessa Monsanto, che nella sua opposizione chiese il ritiro del brevetto in quanto privo dell’elemento innovativo. Ma le possibilità di profitto spinsero poi la multinazionale a cambiare strategia: nel 1996 Monsanto acquistò la matrice originaria dal centro di ricerca Agracetus e ne fece il più grande laboratorio di ricerca e trasformazione della soia.
Oggi l’azienda detiene il monopolio su tutte le varietà e i semi di soia ingegnerizzate, indifferentemente dal tratto o dalla tecnica impiegata, il che equivale a circa il 90% del mercato mondiale di soia transgenica. La sentenza dell’Ufficio del Brevetto Europeo rappresenta un traguardo importante nella lotta contro la privatizzazione della materia vivente in quanto ne intacca il principio cardine, quello della presunta innovazione.
“Consiglio dei Diritti Genetici”, 17 maggio 2007